Aspettative di vita, equivalenze con l’età umana, stimoli per la crescita, sintomi dell’invecchiamento: ecco cosa occorre sapere sulle fasi dello sviluppo evolutivo del cane per affrontare in modo corretto i cambiamenti dei suoi bisogni e dei suoi comportamenti nel tempo.
Sarà senz’altro successo anche a te di chiederti quanti anni avrebbe il tuo miglior amico se fosse un essere umano e come si calcola l’età del cane rispetto all’uomo. Sono domande che sorgono spontanee di fronte a un animale tanto espansivo, sensibile ed empatico. È più simile a un bambino o a un adolescente? È già “maggiorenne”? Siete “coetanei” oppure è già un vecchietto, più o meno arzillo?
Al di là del paragone divertente, è vero che il cane ha un’aspettativa di vita minore rispetto all’uomo e raggiunge le diverse età in un tempo che sembra molto breve. Per questo è importante conoscere in quale fase della vita si trova il tuo cane per poterti sempre prendere cura di lui nel modo più adeguato.
Come si calcola l’età di un cane rispetto all’uomo?
Dunque, come si contano gli anni dei cani? Sicuramente conosci anche tu il metodo dei sette anni, che calcola l'età di un cane in anni umani moltiplicandola per sette. È un sistema molto popolare, ma anche piuttosto impreciso, poiché non tiene conto di un fattore determinante: la taglia dell’animale.
Infatti, è proprio la taglia (cioè, il peso e la dimensione che ha da adulto) a stabilire la vita media del cane e l'età massima che può raggiungere. In generale, gli esemplari piccoli sono più longevi e vivono dai 15 a 18 anni, mentre quelli di taglia media arrivano a 13-14 anni. Naturalmente, secondo questa progressione, una taglia grande e gigante equivale a una vita media del cane più breve: 9-11 anni.
È da ricordare, inoltre, che rispetto all’uomo, i cuccioli dei cani e dei gatti sono molto più precoci: a pochi mesi sono già praticamente indipendenti e la pubertà è in gran parte legata alla razza e all’età, ma nella maggior parte dei casi si aggira intorno ai 6-10 mesi di vita, con una maturità sessuale (momento di massima fertilità) intorno ai 2 anni.
Al di là del paragone tra anni dei cani e dell’uomo, il dato importante da tenere a mente è che, come tutti gli esseri viventi, anche il cane attraversa le fasi principali della vita, ovvero infanzia, giovinezza, età adulta e vecchiaia, mutando nel tempo il suo stile di vita, le sue esigenze e il suo corpo. Vediamo questi cambiamenti più nel dettaglio.
Quando il cane è un cucciolo
Tutto ciò di cui ha bisogno un cucciolo appena nato sono le cure materne e un ambiente protetto e tranquillo. Non chiede altro fino a che non si conclude lo svezzamento, dopo il quale l’animale inizia a conoscere il mondo, aiutato dalla madre o dagli umani di casa.
In questa fase delicatissima, la presenza di altri animali (non necessariamente cani, ma anche gatti e persone), di oggetti ed elementi esterni compone un ambiente ricco di situazioni complesse che il cagnolino deve affrontare e risolvere. Essere esposto al maggior numero possibile di stimoli gli consente infatti di sviluppare le proprie capacità fisiche, mentali ed emotive.
Quando l’età del cane raggiunge la quinta settimana, è possibile cominciare a:
• separarlo dalla madre per brevi periodi;
• variare i luoghi della casa dove svolge la sua vita quotidiana;
• fargli esplorare il mondo esterno;
• stimolarlo attraverso le carezze o il gioco;
• modificare i suoi orari e le sue abitudini.
Se viene tenuto in un ambiente eccessivamente isolato, ovattato od asettico, il cucciolo rischia di crescere poco curioso o addirittura timoroso nei confronti delle novità, un atteggiamento che può permanere anche in età adulta.
Quando il cane è giovane e adulto
La giovinezza è cruciale per il migliore amico dell’uomo: sono gli anni del cane in cui è più aperto e permeabile alle sollecitazioni e agli stimoli educativi. Infatti, soprattutto nel corso del suo primo anno di vita, l’animale si relaziona in modo attivo sia con l’ambiente esterno che con gli esseri viventi: gli altri cani, naturalmente, ma anche i gatti (con cui può sviluppare un vero e proprio rapporto di branco, malgrado gli stereotipi) e ovviamente il proprietario con la sua famiglia.
Per il cane questo è il momento del movimento quasi ininterrotto, delle esplorazioni e soprattutto del gioco, che usa come sfogo fisico e che per lui ha anche una valenza educativa. Giocando apprende infatti l’importanza delle gerarchie e identifica il proprio ruolo all’interno del branco e del nucleo familiare. Inoltre, fissa nella propria memoria tutte quelle esperienze e sensazioni, sia positive che negative, che andranno a formare il suo bagaglio emotivo e, in ultima analisi, il suo carattere. Grazie alla sua grande disponibilità e malleabilità, è proprio questa l’età del cane ideale se si vuole adottarne uno presso un canile.
Anche il rapporto con il cibo cambia nel primo anno: concluso lo svezzamento, il cane giovane adotta velocemente l’alimentazione “da grande” e il proprietario ha la responsabilità di garantirgli una dieta bilanciata, con il giusto equilibrio tra proteine, grassi, fibre e vitamine, e le dosi più indicate per la sua taglia.
Quando il cane è anziano
Per gran parte degli esseri viventi la vecchiaia non arriva in modo improvviso, ma è il risultato di un lento processo naturale che comporta variazioni sia fisiche che comportamentali; ciò vale anche per il cane, il cui invecchiamento dipende anche da fattori quali lo stile di vita e la razza.
Dal punto di vista fisico, la vecchiaia porta al cane una serie di peggioramenti: la velatura dello sguardo, l’opacizzazione del mantello con comparsa di peli bianchi, la riduzione delle capacità uditive. Inoltre, la masticazione diventa difficoltosa a causa del deterioramento dei denti, che possono ricoprirsi di tartaro con conseguenti fenomeni di alitosi. In caso di difficoltà ad alimentarsi, è consigliata una valutazione medica per escludere problemi dentali e per farsi consigliare sull’alimentazione più idonea.
Per quanto riguarda il comportamento, il cane anziano è naturalmente meno vivace e più incline a sonnecchiare durante il giorno. Diventa più lento e rigido nei movimenti e nelle risposte agli stimoli; questo è uno dei motivi per cui è opportuno prestare maggiore attenzione quando interagisce con altri cani o affronta il traffico cittadino. Se la vista e l’udito sono calati in modo sensibile, l’animale potrebbe reagire in modo inconsulto o imprevedibile in situazioni di paura o sollecitazione. Tuttavia, ciò non significa che un cane anziano debba restare sempre in casa ed evitare le passeggiate e i contatti con l’esterno: l’attività fisica, a patto che sia condotta in modo idoneo e responsabile, è anzi un modo per mantenerlo in forma più a lungo.
Naturalmente, con l’avanzare dell’età, i nostri cani diventano anche meno resistenti alle malattie e più inclini alle patologie tumorali e alle insufficienze d’organo. È quindi consigliabile farli visitare regolarmente; il veterinario valuterà l’opportunità di somministrare le vaccinazioni annuali in base alle condizioni di salute e verificherà che non vi siano sintomi di qualche seria malattia, quali patologie cardiache e renali, artrite e così via.
Un elemento da non sottovalutare è, infine, il benessere mentale del cane anziano, è importante prestare attenzione ai segni di eventuale declino cognitivo (chiamato volgarmente demenza senile) per poterlo affrontare nel modo migliore con il supporto medico.
Articolo a cura della Redazione di Animalidacompagnia.it, Dott.ssa Monica Viacava