L’età di un gatto può essere un vero enigma, soprattutto se gode di ottima salute. Il suo aspetto e il suo comportamento non sono sempre di aiuto: anche se gli anni passano, spesso un micio sano conserva intatte la lucentezza del pelo, l’agilità e la voglia di giocare.
Solo il veterinario può fare una stima precisa dell’età effettiva di un gatto, basandosi su un esame della sua dentatura. Ciò non toglie che può essere divertente trovare le corrispondenze tra le età feline e quelle umane. Per farlo, spesso i padroni moltiplicano per sette l’età del proprio animale, ma non si tratta di un metodo affidabile poiché, in realtà, un gatto cresce molto più rapidamente di un essere umano. Meglio allora affidarsi alle tabelle disponibili sui libri o in rete, che tengono conto della progressione non lineare dei valori di riferimento e stabiliscono delle corrispondenze più verosimili.
Età del gatto ed età dell’uomo
In base a queste tabelle, un gatto di quattro settimane corrisponde più o meno a un neonato di cinque-sei mesi, mentre un esemplare di tre mesi è già come un bambino di due-tre anni. Il divario si amplifica ancora di più tra i sette e i dodici mesi, cioè quando l’animale raggiunge la pubertà, e poi con il compimento del primo anno di vita quando, più o meno come un adolescente umano, il gatto diventa sessualmente maturo.
Quando compie tre anni, un gatto è come un giovane di trent’anni, dai cinque agli otto entra negli “anta” e a nove-dieci anni fa il suo ingresso nella terza età felina, corrispondente più o meno ai 55-60 anni umani. A questo punto, l'età relativa rallenta, il gatto si gode la vecchiaia, che raggiunge a 14-16 anni di età.
L’alimentazione cambia con l’età
Al di là del divertente gioco delle corrispondenze, stabilire quanti anni ha un gatto è un fattore determinante per una corretta alimentazione. È quindi molto importante rivolgerti al veterinario per conoscere l’età effettiva del tuo gatto, poiché saperlo può aiutarti a scegliere il regime alimentare più adeguato alle sue esigenze.
Per un gatto giovane o adulto le cose sono piuttosto semplici: un’alimentazione sana e bilanciata, ricca di tutti i principi nutritivi di cui ha bisogno e con un notevole apporto calorico, gli consentirà di crescere bene e mantenersi in buona salute. Ma come alimentare un gattino e quanto? E come cambia l’alimentazione quando il gatto diventa anziano? Ecco qualche consiglio.
Gattini
Per le prime sei-sette settimane un gattino si nutre solamente del latte materno. Se non può farlo la mamma, è necessario alimentarlo con latte in polvere specificamente formulato per favorire la sua rapidissima crescita. Contrariamente alle credenze popolari, è invece da evitare il latte di mucca: la maggior parte dei cuccioli (e dei gatti in generale) è intollerante al lattosio. Meglio riempirgli la ciotola con dell’acqua fresca, proprio come si fa con gli esemplari adulti.
Attorno alla sesta settimana inizia lo svezzamento e il cucciolo passa da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a una dieta solida. Il veterinario può fornire molti utili consigli su come accudire un gattino di due mesi, ma in linea generale è opportuno somministrargli quantità piccole ma regolari degli speciali cibi con formulazione “kitten”, ricchi di omega-3, avendo cura di introdurre ogni variazione dell’alimentazione in modo graduale.
Inoltre, già dallo svezzamento (così come per il resto della sua vita) è fondamentale evitare non solo che il gatto ingerisca cibi per lui tossici come caffeina, cioccolato, uva e uvette, cipolle e aglio, ma anche che si nutra di alimenti dannosi quali avanzi della tavola, latticini, tonno in scatola, ossa di animali e cibo per cani.
Dopo lo svezzamento è necessario introdurre una dieta ricca di calcio, fosforo, proteine, vitamine e sali minerali, così da favorire un corretto sviluppo delle ossa, dei denti e della muscolatura. È importante anche la somministrazione di taurina, aminoacido essenziale per la crescita del gattino, oggi ampiamente presente nei prodotti industriali di alta qualità. Questi alimenti sono formulati seguendo le esigenze dei gatti di questa età: garantiscono infatti un’alimentazione ad alto contenuto calorico ed elevato valore proteico, ideale per la loro attività fisica molto intensa.
La quantità di cibo che un gattino deve assumere aumenta di pari passo con il suo peso, ma in generale è bene somministragli tre pasti al giorno dai tre ai sei mesi di età, per poi passare a due pasti dai sei mesi in poi. A seconda del soggetto, è possibile distribuire la razione giornaliera anche tramite dispositivi che consentono il razionamento e obbligano il gatto ad “attivarsi” per ottenere il cibo, l’importante è calcolare bene il fabbisogno energetico in funzione dell’età e dello stato fisiologico.
Gatti anziani
La vita media di un gatto, specie se vive in un appartamento, è di circa quindici anni, ma non sono rari i casi di esemplari molto più longevi: anzi, spesso un “vecchietto” dimostra metà della sua età! Tuttavia, poiché in genere brucia meno calorie a causa della minore attività fisica, il gatto anziano può ingrassare oppure, al contrario, avere meno fame e dunque dimagrire. Per questo motivo, è importante somministrargli una dieta bilanciata personalizzata.
In alcuni casi, il cambiamento del comportamento di un gatto anziano nei confronti del cibo può essere la spia di qualche problema, soprattutto se non ci sono state variazioni nell’alimentazione o nel suo stile di vita. In caso di inappetenza è necessario rivolgersi tempestivamente al veterinario poiché, in alcuni casi, lo scarso appetito è sintomo di situazioni anche serie, quali patologie renali, diabete, tumori o altre condizioni legate all’età avanzata.
In linea generale, se un gatto anziano non mangia più come prima le cause possono essere:
- problemi dentali e gengivali;
- problemi articolari che causano dolore;
- situazioni di stress e problemi psicologici;
- diminuzione del senso dell’olfatto;
- problemi di digestione;
- calo dell’attività fisica.
Come accudire un gatto anziano diventato inappetente? Per prima cosa, naturalmente, è necessario somministrargli ciò che gli ha prescritto il veterinario: farmaci o una dieta speciale basata su crocchette morbide e facilmente digeribili.
Non sempre, tuttavia, il gatto gradisce queste novità e va quindi aiutato, ad esempio mischiando i nuovi alimenti al suo cibo preferito. Altri possibili espedienti consistono nell’introdurre una routine di gesti e abitudini che lo faccia sentire a proprio agio, impiegare giocattoli a forma di cibo in grado di stimolarlo anche dal punto di vista cognitivo. Riguardo alla somministrazione dell’alimento, inoltre, è bene lavare regolarmente le ciotole, riempiendole con quantità ridotte di cibo (specialmente se umido) per mantenerne la salubrità e le proprietà organolettiche.
Articolo a cura della Redazione di Animalidacompagnia.it, Dott.ssa Monica Viacava